Export vini

Chiude con una crescita tendenziale in valore del 18,3% l’export italiano del vino nel primo trimestre di quest’anno. Secondo l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV), che ha elaborato i dati rilasciati da Istat, l’incremento – in parte ascrivibile al dollaro forte e soprattutto al lockdown registrati su scala mondiale nel pari periodo 2021 – è trainato da un nuovo record degli spumanti tricolori, che segnano nei primi tre mesi un +35,6%, una crescita più che doppia rispetto ai vini fermi (+14,8%).

Sale anche il prezzo medio in un trimestre in cui marzo chiude in positivo nonostante un leggero rallentamento rispetto ai primi due mesi dell’anno. Per il segretario generale di Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti: “I numeri messi a segno dal vino italiano sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra. E’ però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”.

In questo quadro, è lo sparkling (il frizzante) a fare la parte del leone con segni positivi ovunque, a partire dalle sue top-piazze estere: USA, Regno Unito e Germania. Ed è ancora una volta il Prosecco a trainare il comparto, con un autentico boom su scala mondiale con quasi il raddoppio degli ordini nel Regno Unito (+93%), Polonia (+85%) e Canada (+76%), e con crescita ben oltre il 30% in aree importanti come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia.

Una crescita, quella degli sparkling italiani, confermata dall’Osservatorio UIV anche a Garda (VR) in occasione del focus di apertura dell’evento Spumantitalia: secondo le proiezioni, l’esplosione della domanda post-Covid ha bruciato una tabella di marcia che prevedeva, entro il prossimo biennio, il superamento della soglia psicologica di un miliardo di bottiglie prodotte. A oggi, infatti, il rimbalzo fa prevedere – disponibilità del vetro permettendo – un contingente di 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno e di 1,25 miliardi a fine 2023.

Una progressione, trainata dal Prosecco, resa possibile grazie all’approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, “destagionalizzata” rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive. Una rivoluzione – quella degli spumanti tricolori oggetto di un focus sul prossimo numero del Settimanale Il Corriere Vinicolo – focalizzata come per la moda, il design e l’auto sullo spostamento dell’attenzione dal prodotto al contesto. Con tutti i benefici e le variabili del caso, a partire dai competitors che saranno sempre di più legati ad altre tipologie di bevande in grande crescita, come gli hard seltzer, i co-fermentati, i ready to drink e i low alcol,

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