Spumante VS Champagne

Per gli amanti del buon bere è impossibile non notare la rapida crescita della domanda di spumanti, con l’italianissimo Prosecco a condurre la carica. Superata l’idea che essi debbano essere riservati solo alle occasioni speciali o ai compleanni.

La crescente affidabilità e la qualità media elevata della maggior parte degli spumanti disponibili offrono a chi lavora nel vino più opportunità di coinvolgere il consumatore. Gli operatori della ristorazione, poi, possono contare su prodotti di strutture differenti, sempre di ottima qualità, che consentono loro ampie possibilità di abbinamento con il cibo.

Se c’è un Paese che dovrebbe guardare al futuro degli spumanti e al suo ruolo in questo segmento con gioia illimitata, beh, sicuramente è l’Italia. L’ascesa del Prosecco nell’ultimo decennio è forse il più eclatante caso di successo nella storia del vino moderno (i volumi della sola DOC sono passati da 155 milioni di bottiglie nel 2010 a 493 milioni nel 2018), ma ci sono molte altre storie da raccontare. Il Franciacorta, per molti il più grande spumante italiano, continua ad aumentare i propri standard qualitativi, già alti. Si potrebbe sostenere che, se venisse trainato un po’ di più sui mercati d’Oltreoceano, i consumatori potrebbero aggiungere il Franciacorta ai già riconoscibili e familiari nomi quali Chianti Classico, Barolo, Barbaresco, Valpolicella, Soave, Taurasi e Etna, come uno dei più vinosi regali dell’Italia al mondo.

Infine, lo stile teso del Trentodoc, il fascino aromatico del Moscato d’Asti e la natura conviviale del Lambrusco, grande amico del cibo, pongono l’Italia all’avanguardia in questa categoria, la più eccitante del settore enologico, e promettono di tenerci vigili con lo sguardo su questo mondo mentre entriamo nel 2020. 

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