MATTIA VEZZOLA E COSTARIPA, BINOMIO CHE EVOCA GRANDI CHIARETTO
Nasce così, nel 1904, la prima etichetta, il Chiaretto di Moniga. Questa prima bottiglia oggi è rappresentata dall’azienda Costaripa che gestisce quattro ettari delle vigne originali”.
“I vini – seguita il vigneron – provengono tutti da quattro uve: il groppello, il marzemino, il sangiovese e il barbera. Da queste uve nascono il Garda Classico Chiaretto, il Garda Classico Rosso e il Groppello. Nella sponda bresciana del Lago di Garda ci sono due tipologie di terreno: quello della Valtenesi, che si caratterizza per una consistenza argillosa e ghiaiosa e quello della pianura ai bordi di Sirmione che è un terreno limoso da cui nasce il Trebbiano di Lugana. Questi particolari e distintivi elementi del terreno derivano dall’origine glaciale dei laghi lombardi. 70-80mila anni dopo lo scioglimento dei ghiacciai sono affiorati i laghi e le colline ed è chiaro come questi terreni siano costituiti da numerose e successive formazioni”.
TRA GARDA BRESCIANO E FRANCIACORTA, ROSATI E SPUMANTI
L’Azienda Agricola Costaripa è situata nel cuore della Valtenesi, a Moniga del Garda, circondata da vigneti. A pochi chilometri da Desenzano del Garda vanta anche qualche vigna nella zona del Lugana, per la produzione dell’omonimo vino, ma i profumi che si sentono durante le visite in cantina derivano dai vicini impianti di groppello, marzemino, sangiovese e barbera. Il progetto architettonico, che si scorge anche dalle rive del Lago di Garda, ridisegna i lineamenti della terra circostante e, tramite l’utilizzo di materiali naturali, si fonde completamente nella morfologia del luogo nel completo rispetto dell’armonia del territorio. Costaripa rappresenta la continua ricerca di nuove tecnologie a servizio della tradizione e del rispetto di una filosofia esclusivamente votata alla qualità. L’azienda, nel suo stretto rapporto con l’uomo, apre le sue porte a visite e degustazioni guidate, per assaporare storia e tipicità dei vini del Benaco occidentale, in primis i rosé.
Mattia Vezzola, va doverosamente aggiunto, è dal 1981 direttore ed enologo di Bellavista, oltre che essere oggi anche consigliere regionale e nazionale dell’Associazione Enologi ed Enotecnici Italiana. È giornalista pubblicista. Ha ricevuto nel 2004 il riconoscimento dall’Associazione Italiana Sommelier come “Miglior Enologo dell’Anno”. Nel 2007 la Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso e Slow food lo nomina “Enologo dell’anno”. Di particolare rilievo il ruolo svolto nella valorizzazione del territorio di Franciacorta. La rinascita di un vigneto storico, ubicato nelle terre di proprietà dei frati del Convento della Santissima Annunciata, testimonia questo impegno, confluito in una pubblicazione che indaga e svela i caratteri storici, geopedologici e climatici di un patrimonio vitivinicolo di rara espressione.
Costaripa dedica a Pompeo Gherardo Molmenti, ideatore nel 1896 del Chiaretto di Moniga, il vino più rappresentativo della propria storia. La vinificazione “a lacrima” e la fermentazione in tonneau, con successivo affinamento di 12 mesi, consentono di proporre un Chiaretto di “tradizione”, dotato di particolare carattere e longevità. Imbottigliato dopo un anno di elevazione in legno, riposa poi in bottiglia per alcuni mesi, prima della commercializzazione. I vitigni impiegati per la produzione del Molmenti sono Groppello al 55%, Marzemino al 20%, Sangiovese di nuovo al 20% e un tocco di Barbera.
Da un punto di vista organolettico, visivamente mostra un color rosa pastello leggero, con nuance pesca. Il bouquet si caratterizza per un profumo ampio, giocato su ricordi di biancospino, mandorle dolci, piccoli frutti rossi, lamponi e ciliegie candite, dal quale emergono in seconda battuta tenui note vanigliate che rimandano alla pasticceria lievitata e alle caramelle inglesi. Al gusto offre mineralità e morbidezza, coniugate a una croccante vena sapida e fresca di acidità; una beva avvolgente, complessa, armonica, elegante al tempo stesso, che invoglia al riassaggio; caratteristica la chiusura, lievemente mandorlata. Un vino che dimostra come anche i rosati, se ben fatti, siano in grado di evolvere con grande piacevolezza nel tempo (era questa la sfida che Mattia Vezzola intendeva vincere con questo grande nettare), raggiungendo la sua piena maturità solo dopo i 6-8 anni dalla vendemmia. Servito fresco ma non freddo, sui 14°C, ben si accompagna a pesci di lago grassi, come tinche, carpe, sarde, ma anche a crostacei, frutti di mare e, se ben maturo, a piatti a base di pollame nobile lesso, arrosto o al forno.
Caro Mattia, scusami se ti do del “tu” confidenzialmente, ma quei primi anni di collegio a Palidano di Gonzaga mi hanno fatto ricordare il tempo passato in un ambiente di studio e di gioco. Vedo che hai toccato le punte più alte dell’enologia moderna. Complimenti !! Sei stato grande.
Un caro saluto Gabriele Zaniboni