AUTOCTONI – moderna passione

Il termine autoctono riservato ad un’uva significa che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geografico adattandosi al territorio che lo ha ospitato fin quasi a fondersi con esso. Così come accade per i nobili casati, che vantano alberi genealogici che affondano sicuri nei meandri del tempo, anche l’uva autoctona per essere tale deve risiedere nel luogo di origine da parecchi anni.

In Italia possiamo vantare un patrimonio costituito da oltre un centinaio di uve autoctone di consolidata tradizione, alcune molto conosciute.

I vini prodotti con uve autoctone, oggi, sono di gran moda, perchè ricchi di personalità e rispondenti all’omologazione mondiale del gusto.

Vogliamo citarne uno, grande, su cui si sono costruite anche leggende, si tratta di ERBALUCE di Caluso (Piemonte)

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L’ Erbaluce, noto già ai tempi dei romani come Alba Lux (luce dell’aurora) è un antico vitigno piemontese, legato indissolubilmente al territorio. E’ stato tra i primi vini italiani ad ottenere la DOC. Il suo alto livello di acidità e la sua fragranza aromatica lo rendono adatto sia alla spumantizzazione che all’appassimento. L’Erbaluce è la componente primaria di uno dei vini bianchi più fruttati e gradevoli del Piemonte. La zona di produzione è limitata ad un piccolo territorio disteso intorno al comune di Caluso in provincia di Torino.

La versione ferma ha una fine e gradevole fragranza, ma, un bicchiere di spumante Erbaluce è un delizioso aperitivo e se centellinato in un gradevole pomeriggio sgranocchiando un qualcosa, è senz’altro una buona alternativa al tè delle cinque. E’, comunque, un vino da bere giovane per godere in pieno della sua fresca attrattiva.

L’Erbaluce di Caluso Passito DOCG è adatto alla meditazione. Segue un disciplinare complesso che va dall’appassimento nelle cosiddette “passitaie”, alla pigiatura dopo 5 mesi, all’imbottigliamento e messo in commercio passati almeno 3 anni o addirittura 4 anni per la riserva. Ne esce un vino il cui colore va dal giallo oro all’ambrato, brillante limpidezza, profumo elegante; il suo gusto dolce, richiama aromi di miele, confettura, frutta passita e candita.

Erbaluce, nome ricco di fascino, si deve alla favola di Albaluce. La leggenda racconta che un tempo queste colline, che si specchiavano in un laghetto, erano popolate da ninfe e dei, venerati dagli uomini. Tra queste divinità c’erano l’Alba e il Sole, erano innamorati ma destinati a non incontrarsi mai. Grazie ad un’eclisse e all’intercessione della Luna, poterono avere una notte d’amore e diedero così i natali alla ninfa Albaluce la cui bellezza e grazia spinse la gente del posto a donarle ogni avere. Senza sostentamento le famiglie cercarono nuove terre fertili deviando il corso del lago e provocando una forte esondazione che seminò devastazione e morte. Il dolore di Albaluce fu tale che i suoi occhi si riempirono di lacrime che cadute in terra, diedero vita a tralci di vite dai dolci frutti, uva bianca dal nome Erbaluce.

 

 

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