Mario Pojer e Fiorentino Sandri – viticoltori speciali

MARIO POJER: CONTADINO SCRUPOLOSO, INVENTORE SENZA REQUIE

L’Azienda Pojer e Sandri nasce nel 1975 dall’incontro dei giovani Fiorentino Sandri e Mario Pojer. Il primo aveva appena ereditato circa due ettari di vigneto, il secondo si era di recente diplomato enologo alla prestigiosa scuola di enologia di San Michele all’Adige. Questo fortunato connubio prende vita grazie alla volontà comune di produrre vino di gran pregio dai vigneti posti tra la Valle dell’Adige e la Valle di Cembra, precisamente sul “conoide” di Faedo, collina che, a detta di molti, possedeva una ridotta vocazione vitata. 

Racconta Mario: “Dopo la morte prematura di mio padre, enologo a Soave, mia madre si trasferì a Salorno, dove c’erano i nonni, e io crebbi in campagna. Avevo solo 6 anni quando cominciai a lavorare in cantina, divertendomi un mondo. E così decisi di studiare enologia. Durante gli anni di studio conobbi Fiorentino Sandri e diventammo amici. Lui aveva una piccola attività agricola con suo padre e 2 ettari di terreno. Ereditato quell’appezzamento, pensammo di metter su una cantina: nel 1975, la nostra prima vendemmia”.

Da anni Pojer & Sandri sono punto di riferimento per la vitivinicoltura trentina; una realtà in cui si lavora splendidamente in vigna, valorizzando i terroir di Faedo e della Val di Cembra, ma pure in cantina, dove, senza esasperazioni né forzature, si seguita a innovare e a sperimentare, con soluzioni d’avanguardia. Come per esempio l’introduzione del “lavaggio” delle uve utilizzando una vasca con “effetto Jacuzzi”, con il preciso intento “di asportare terra, polvere, insetti, residui floreali e soprattutto residui di rame e zolfo, utilizzati in campagna contro peronospora e oidio”. Mario Pojer sostiene – e le analisi confortano questa sua intuizione – che “lavando l’uva si pongono i lieviti indigeni, propri delle bacche, nelle condizioni ottimali di lavoro”, esaltando così, ulteriormente, il terroir. Dichiara Mario: “Non è vero che con la tecnologia si fanno grandi cose: se l’uva che porti in cantina è una porcheria, al massimo potrai salvare la situazione, ma non potrai mai trasformarla in un’ottima materia prima. Oggi invece purtroppo il vino è diventato un prodotto industriale, a forza di aggiunte esogene quali tannini, legno, acidità… E la cantina si è quasi trasformata in un liquorificio. La mia idea di vino è di evitare queste cose. Non solo di ridurle: proprio di evitarle. Certo, alcuni accorgimenti sono importanti: se serve, un po’ di solforosa, o di bentonite, bisogna metterla. La filtrazione, in qualche caso è necessaria: la natura ti dà un sacco di problemi, se non la sai gestire”.

faye-vecchio

Ed è per questo che si dichiarano soddisfatti – lui e Sandri – quando nel 2009 raggiungono finalmente la piena autosufficienza: “Ora tutta l’uva che vinifichiamo è interamente di nostra produzione, ottenuta in gran parte nei nostri vigneti e per una piccola parte da vigne affittate da anni. Questo per noi è il raggiungimento di un sogno, coincidente con un obiettivo ben preciso che ci siamo dati tanti anni fa, il cui raggiungimento ci permette ora di applicare la nostra filosofia di prodotto di qualità direttamente e subito partendo dalla terra, filosofia costruita in trent’anni di lavoro, studio, approfondimenti e di tanti viaggi effettuati  in giro per il mondo. “In poche parole – conclude Pojer – la nostra regola è quella di aderire alla vecchia condotta contadina di rispetto della natura, delle stagioni, del territorio e del contesto ambientale dove ci si trova”.

Tante sono le etichette nella gamma di Pojer & Sandri, ma nessuna prodotta solo per completare la proposta, nessuna banale o inutile. Tra gli ultimi vini progettati e immessi sul mercato in ordine di tempo, ve ne è uno concettualmente rivoluzionario, capace subito di far parlare di sé: il Filii; un uvaggio bianco che, ispirandosi ai vini bianchi tedeschi, nei quali la componente alcolica non è mai elevata, commercializzato in bottiglie renane da mezzo litro, si propone come un vino di facile approccio e di beva immediata, ma non banale; caratterizzato per avere solo 9 gradi alcolici, è frutto di un blend di Riesling Renano e dei suoi “figli” genetici: Müller Thurgau (Riesling x Sylvaner), Kerner (Trollinger x Riesling), Incrocio Manzoni (Riesling x Pinot bianco). Le bacche le si raccolgono con leggero anticipo rispetto alla loro piena maturazione e sottoposte alle cure e attenzioni riservate ai vini più importanti.

Lascia un Commento