Meloni retati

Nelle mie piccole gite ‘di gusto’ fuori porta mi capita spesso di imbattermi in prodotti di nicchia, non reclamizzati poiché la bassa produzione non lo permette. Così un giorno capitai a Calvenzano, piccolo paese della Bassa Bergamasca, noto per una varietà di melone ‘retato‘ censito addirittura nella Banca del Germoplasma per la tutela della biodiversità dell’Università di Valencia. Buccia retata, omogenea e molto fitta, forma ovoidale, polpa consistente, zuccherina di un bel colore arancione caldo e molto profumata; me ne portai a casa qualche esemplare convinto di aver portato in famiglia una rarità.

Ma, grande sorpresa, in un’altra scampagnata, cosa trovo? Altra coltivazione di meloni retati, dove? a Isola Sant’Antonio, nell’Alessandrino, l’areale tuttintorno è celebre per la coltura del melone retato: a partire da metà Novecento, i terreni sabbiosi con buona dotazione d’acqua ma con temperature calde d’estate, sono l’ambiente ideale per questa coltura.

Così nei mesi di luglio e agosto la raccolta impegna le aziende superstiti, quelle che negli ultimi anni hanno provveduto al ricambio generazionale. I meloni crescono a pieno campo o in micro serre, con la scorza solcata da reticoli in rilievo, da cui deriva il nome e con venature verdi, i meloni reticolati sono oblunghi o rotondi con polpa arancione molto profumata,

Al classico utilizzo di questo melone come antipasto o dessert affogato nel vino Moscato, si affianca anche quello per la realizzazione di confetture, gelati e persino risotti.

GRANDE E MAGNIFICA LA NOSTRA ITALIA

Lascia un Commento